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L’Italia, l’UE e il COVID-19

August 23, 2020 —
by Marco Brunazzo

MARCO BRUNAZZO:
University of Trento, Sociology and Social Research, Italy

Il rapporto tra italiani e Unione europea è diventato sempre più critico. Tutti i sondaggi mostrano come nell’arco di poco più di un ventennio gli italiani siano passati da convinti sostenitori dell’integrazione comunitaria a euroscettici. Secondo i dati dell’inchiesta Parlameter 2018, in caso di referendum sull’appartenenza dell’Italia all’UE, solamente il 44% degli elettori esprimerebbe un sicuro voto a favore della permanenza, il peggiore dato tra tutti i paesi membri. Il fatto che il 32% dei rispondenti (anche in questo caso la percentuale maggiore di tutti gli stati membri) esprima un orientamento incerto o preferisca non rispondere indica ancora più chiaramente il senso di smarrimento degli italiani.

Anche tra i partiti politici il sostegno all’Unione europea ha cessato di essere un tema condiviso tra tutte le principali forze politiche. Non è un caso che alle elezioni politiche del 2018 il partito populista Movimento 5 Stelle (che tra il 2014 e il 2019 aderiva al gruppo politico del Parlamento europeo Europe of Freedom and Direct

Democracy di Nigel Farage) abbia ottenuto il 33% dei voti. Nelle elezioni europee del 2019, inoltre, la Lega di Matteo Salvini (dichiaratamente favorevole a una uscita dell’Italia dall’Unione economica e monetaria, se non dall’UE tout court) ha ottenuto il 34% dei consensi, raggiungendo un successo di portata storica.

La crisi del coronavirus non ha cambiato questo trend. Anzi, per certi aspetti, l’ha accelerato. Una ricerca realizzata dall’Istituto Affari Internazionali, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (Laps) dell’Università di Siena pubblicata nel maggio 2020 lo mostra chiaramente.

Per quanto riguarda l’Unione europea, ben il 79% degli intervistati ritiene che gli sforzi dell’UE a sostegno dell’Italia per fronteggiare la crisi siano stati poco o per nulla adeguati, e il 73% ritiene che la pandemia abbia dimostrato il completo fallimento dell’UE. Dato ancora più interessante, le critiche all’UE accomunano gli elettori di tutti i partiti (figg. 1 e 2).

Fig.1. UE e sostegno all’Italia per intenzioni di voto.

Fig.2. Pandemia e fallimento dell’UE per intenzioni di voto.

In effetti, stupisce che l’euroscetticismo abbia finito per dilagare anche tra gli elettori del Partito democratico, tradizionalmente il partito più europeista della cosiddetta Seconda Repubblica. D’altro canto, il 71% dell’opinione pubblica ritiene che l’Italia sia stata lasciata da sola di fronte all’emergenza sanitaria. Tuttavia, in questo caso, il 47% degli elettori di centrosinistra ritiene che l’Italia sia stata trattata ingiustamente contro l’87% degli elettori della Lega e di Fratelli d’Italia.

Da segnalare, infine, che, rispetto a un anno fa, la percentuale di coloro che ritiene che vada mantenuta la libera circolazione delle persone nell’UE sia diminuita di ben 10 punti percentuali (61% nel 2020).

Se L’UE vuole riconquistare il cuore e le menti degli italiani deve dimostrare di essere in grado di rispondere alle preoccupazioni derivanti dalla crisi. In questa direzione va il piano di crescita Next Generation EU, considerato anche dal governo italiano di Giuseppe Conte come un’occasione di rilancio della solidarietà tra i paesi europei. Ora, però, la responsabilità di utilizzare bene questi finanziamenti e prestiti ricade sul governo nazionale. Ed è bene ricordarlo: per quanto riguarda il rapporto tra italiani e UE, ciò che si decide a Roma non è meno importante di quanto avviene a Bruxelles.